PATRICK STEWART non vuole che la seconda stagione di STAR TREK: PICARD parli di pandemia

Patrick Stewart, intervistato da CBCradio, ha avuto modo di parlare della attuale situazione pandemica che sta affliggendo il mondo, di come l'avrebbe affrontata il suo personaggio Jean-Luc Picard e di come questa situazione potrebbe riflettersi negli eventi che verranno raccontati nella seconda stagione di Star Trek: Picard.
Affrontare i temi più scottanti del nostro tempo è sempre stato uno dei vanti principali di Star Trek, che riusciva a riproporre in chiave fantascientifica argomenti come il razzismo, la schiavitù, il nazismo e, recentemente in Star Trek: Picard, il dramma dei rifugiati. 

Per la prima stagione di Picard, Stewart, in veste di produttore esecutivo della serie, aveva posto come condizione imprescindibile che ci fossero parallelismi con...
...il mondo in cui ci troviamo a vivere ora, perché è davvero un mondo molto duro. 
Volevo che Picard fosse un uomo diverso in un mondo diverso, con una diversa scala di valori.
La prima stagione ha affrontato la tematica delle crisi umanitarie. In Star Trek: Picard il pianeta natale romulano è stato distrutto, trasformando miliardi di Romulani in rifugiati; lo specchio di tante tragiche realtà del mondo odierno.
Ma quando è stato chiesto a Patrick Stewart se l'attuale crisi pandemica globale potesse essere la base di una trama della seconda stagione, l'attore ha spiegato perché la ritenesse una cattiva idea:
Questo è un momento inquietante, spaventoso e triste per molte migliaia di persone. Mi sentirei a disagio se dovessimo rendere questo tema il filo conduttore della seconda stagione. È troppo sconvolgente, troppo spaventoso rispetto ad altre questioni che abbiamo affrontato, che sono per lo più di natura politica. Non avvallerei un'idea del genere.
Patrick Stewart pensa che il suo alter ego immaginario avrebbe risposto alla diffusione del Coronavirus...
...molto più rapidamente di quanto non abbia fatto il governo degli Stati Uniti o il governo del Regno Unito.
Nel mondo, altri paesi hanno gestito meglio questa difficile situazione, e si potevano prendere a esempio. Ma non sono stati presi in considerazione.
Penso che Picard non avrebbe esitato a trovare, se non soluzioni, almeno modi per ridurre al minimo il rischio e il pericolo per le persone.
Viste le premesse, possiamo ritenere che la pandemia globale non entrerà nella serie Picard, tuttavia il produttore esecutivo e regista Akiva Goldsman ha riflettuto su come l'Ammiraglio Picard avrebbe gestito la pandemia.
In un articolo apparso su Vulture, a un certo numero di produttori e scrittori esecutivi televisivi è stato chiesto di ipotizzare come avrebbero reagito i personaggi delle loro serie in un episodio dedicato al Coronavirus. Ecco cosa Goldsman ha inventato per Picard.
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Diario dell'Ammiraglio. Sempre più persone sono state poste in quarantena. I sistemi essenziali continuano a venire meno. Sebbene molti di noi siano abituati a lunghi periodi di isolamento, il divieto di contatto fisico, per non parlare della nostra impossibilità di lasciare la nave, sta iniziando a logorare anche i membri più esperti dell'equipaggio. Viene sempre più utilizzata la comunicazione a distanza; mai come in questo periodo sentiamo la mancanza di uno sguardo amichevole o la rassicurazione di una pacca sulle spalle. La resilienza dell'equipaggio mi rincuora. Nonostante le difficoltà, continuano a lavorare alle loro postazioni; produttività e routine possono essere un'ottima distrazione, nonostante si viva nella paura. Come potrebbe essere altrimenti? La minaccia che affrontiamo è reale e senza una fine immediata in vista. Ma non vuol dire che durerà in eterno. Al contrario, questo periodo di oscurità finirà così come è iniziato. La paura diventerà solo un ricordo. Sopravviveremo, più forti, forse più consapevoli dei profondi legami che abbiamo sempre condiviso. E verrà un tempo in cui ancora una volta rimetteremo in rotta questa nave e salperemo insieme verso il futuro, un brillante e sconosciuto futuro.