
L'ultimo episodio della serie prequel Star Trek: Enterprise - andato in onda 15 anni fa di questo mese - è stato il finale di serie meno gradito nella storia della franchise.
Fu un vero insulto nei confronti degli attori di Enterprise. Me ne pento.
Queste le parole di Brannon Braga in un'intervista del 2017 dove parla del problematico episodio voluto e scritto insieme al produttore esecutivo Rick Berman. E di certo non addolcisce la pillola riguardo i suoi sentimenti verso l'indegno finale di Star Trek: Enterprise del 2005 intitolato “Federazione prossima frontiera."
All'inizio Braga e Berman pensavano che rendere il finale di Enterprise un “episodio perduto” di Star Trek: The Next Generation fosse una grande idea, ma subito dopo averlo visto Braga si rese conto che tutto fosse tranne che bello.
I fan spesso attribuiscono all'episodio la colpa di aver piantato tutti i chiodi nella bara di Star Trek, dato che ci sarebbero voluti 12 anni prima che "l'ultima frontiera" fosse nuovamente esplorata sul piccolo schermo, grazie a Star Trek: Discovery.
Il calo di successo di Enterprise durante le quattro stagioni (insieme all'effetto negativo del finale) non aiutò il franchise, e la UPN, il network che trasmetteva la serie, aveva già firmato "l'ordine di non rianimare" tanto la serie quanto l'ambientazione ancora prima della messa in onda del finale.
“Federazione prossima frontiera" festeggia questo mese il suo 15° anniversario; è arrivato il momento di riconsiderare ciò che è andato storto e, paradossalmente, ciò che sarebbe potuto andare molto, molto peggio.
Quello di Enterprise non è il peggior finale di serie mai realizzato, ma ci si avvicina molto.
Scritto come se fosse un episodio di TNG incentrato sul Comandante Riker (Jonathan Frakes), ma in cui è presente l'intero cast di Enterprise, “Federazione prossima frontiera" è incentrato sui dubbi e le indecisioni di Riker riguardo gli eventi dell'episodio della settima stagione stagione di TNG “La Pegasus”. Il Primo Ufficiale dell'Enterprise-D, dietro consiglio di Deanna Troi, usa il ponte ologrammi per risolvere i suoi problemi, ripercorrendo gli eventi dell'ultima missione del Capitano Jonathan Archer (Scott Bakula) e dell'equipaggio della prima Enterprise, la NX-01.
Ciò significa che tutte le scene del 22° secolo con Archer ed il suo equipaggio sono simulazioni del ponte ologrammi. Per la prima volta nella storia Trek, un episodio mostra le versioni olografiche dei personaggi reali che hanno calcato le scene.
E ancora più scioccante è il fatto che abbiano scelto di comprimere un finale di serie nella durata di un episodio normale. Non succedeva dai tempi della Serie Animata. Possibile che dopo 18 anni e centinaia di ore "dove nessuno è mai giunto prima", Braga e Berman non avessero ben chiaro come proteggere lo spirito Trek? Ma può succedere che, malgrado l'esperienza, non tutte le idee siano buone. Considerando la pressione a cui tutti erano sottoposti mentre si realizzava una serie come questa, dagli ascolti davvero poco entusiasmanti, era davvero difficile raggiungere i livelli di altri finali di stagione Trek, specialmente se ci si doveva confrontare con uno dei finali televisivi migliori di sempre, ovvero “Ieri, oggi, domani” di TNG, co-scritto dallo stesso Braga.
Escludendo il fatto che Riker non ha mai menzionato una sola volta Archer, la sua nave o il suo equipaggio per tutta la durata di TNG, spostare nel 24° secolo una serie che si svolge nel 23° nega all'equipaggio di Enterprise la giusta attenzione che si meriterebbe, incentrandola invece su personaggi che hanno già avuto il loro momento di gloria.
Bakula era furioso e questa fu la prima volta in cui l'attore protagonista di Enterprise si scontrò con lo scrittore-produttore Braga.
Riportare personaggi iconici della serie più famosa di Star Trek nel finale della serie meno popolare appare come un'ovvia trovata per rialzare gli ascolti tanto oggi come allora – ed è stata chiaramente la scelta più problematica.
Il dover trovare in breve tempo una soluzione ha macchiato il modo in cui tutta la serie è stata recepita dal pubblico. Quello che in origine era stato concepito come una sorta di “lettera d'amore” per i fan – e per gli altri prodotti appartenenti al brand Trek – è finito con l'essere, come ha detto Braga, un insulto a tutto il franchise.
Sebbene i personaggi di Enterprise non avessero avuto la risonanza, nella cultura pop, di Kirk e Spock o dell'equipaggio di TNG, meritavano comunque molto più che essere ridotti a personaggi di supporto della storia di qualcun altro.
Riker e Troi e gli attori che li interpretano avevano già fatto la storia della TV con il loro finale. La serie non si chiude nemmeno con una scena corale, ma finisce con Troi e Riker che escono dal ponte ologrammi e disattivano il programma Enterprise. Tuttavia,
anche se i personaggi principali di Enterprise appaiono come guest star nel finale della loro serie – che, ironia della sorte, è incentrato su altre guest star – riescono comunque a brillare in alcune scene e in momenti dedicati completamente a loro.
Il simpaticissimo ingegnere Charles “Trip” Tucker (Connor Trinneer) è il cuore pulsante dello show, è quindi un vero pugno allo stomaco vederlo morire sacrificandosi a bordo dell'Enterprise per salvare i compagni e permettere al suo Capitano di raggiungere la conferenza che sancirà la nascita della Federazione Unita dei Pianeti. E questo è reso ancora più drammatico dalla scena successiva, con il confronto tra l'ufficiale vulcaniana T'Pol (Jolene Blalock) e Archer, pochi istanti prima della succitata conferenza.
E il montaggio finale con le Enterprise in CGI – comprese quelle di Kirk e Picard – con i rispettivi Capitani che pronunciano la famosa frase “Spazio, ultima frontiera...” è impressionante.
In definitiva questo finale sarebbe potuto essere molto di più; una perfetta rappresentazione del passaggio del testimone che lega tutti gli eroi di Star Trek. Il finale è pieno di buone intenzioni mal trasposte.
Quel montaggio finale avrebbe potuto essere un'entusiasmante sequenza di raccordo tra l'ultima avventura del primissimo equipaggio di un'Enterprise con tutto ciò che viene dopo. Invece, tutto ciò che resta è una serie di ritorni in calo, una scrollata di spalle, un finale per un equipaggio che merita di meglio che essere messo in disparte nel momento finale della sua serie.
Il lato positivo? Nei 15 anni trascorsi da quando Enterprise è andata in onda, lo streaming ha dato al pubblico la possibilità di rivalutare la serie e vederla non più come un fallimento, ma come il nobile esperimento che voleva essere – lasciando che quattro anni di episodi siano di gran lunga migliori di quell'episodio finale.
Fonte: The Hollywood Reporter