PATRICK STEWART, la seconda stagione di STAR TREK: PICARD, gli EMMY e un po' di POLITICA

Il 2 luglio sono iniziate le votazioni per le candidature agli Emmy. Dopo un'iniziale campagna promozionale indirizzata ai membri votanti della Television Academy (trovate tutte le proposte di candidatura e il materiale promozionale CLICCANDO QUI), la CBS ha pensato di fare un'ulteriore sforzo pubblicitario organizzando una puntata speciale di The Ready Room, l'originale after-show di Star Trek condotto da Will Wheaton, dedicata a Star Trek: Picard.

The Ready Room è una trasmissione di approfondimento in streaming andata in onda subito dopo ogni puntata di Star Trek: Discovery (seconda stagione) e Star Trek: Picard. Senza alcun preavviso la CBS ha divulgato una puntata inedita con ospiti Patrick Stewart, la costumista Christine Clark e il truccatore James MacKinnon, in collegamento da remoto. Potete vedere la puntata direttamente sul sito ufficiale di Star Trek CLICCANDO QUI.
Durante la trasmissione sono stati mostrati anche un interessante tour tra i set della nave La Sirena e un breve documentario sulla realizzazione degli esseri alieni in Star Trek: Picard.
Stewart ha poi rimarcato come il mondo abbia, oggi più che mai, bisogno di Star Trek, del suo inimitabile modo di riproporre la contemporaneità e di far riflettere su essa. Ha poi fornito un cauto aggiornamento sulla seconda stagione della serie:
Mi hanno dato notizie incoraggianti, su quando potremmo ricominciare, proprio ieri. La previsione si basa sulle migliori circostanze [sulla pandemia] possibili. Posso dire che la CBS sta dando il massimo per la seconda stagione, si è impegnata totalmente. La faremo. Io ci sarò. Purtroppo, e mi spiace non poter dire di più, non ho molto altro da dire.
Sempre Stewart, durante un'intervista con Fresh Air della NPR, ha avuto modo di parlare di politica e Star Trek:
Ai tempi di The Next Generation Gene Roddenbery era stato molto chiaro, non intendeva fare dei riferimenti espliciti alla situazione politica contemporanea o alla società dell'epoca, anche se non gli dispiaceva fare qualche riferimento ogni tanto agli eventi del momento. E fu una cosa che io rispettai. Ma con l'arrivo di Rick Berman le cose cambiarono. Rick era più coinvolto, più interessato a queste cose, e anche io mi sentii stimolato a parlarne, a proporre dei ragionamenti. Ora, invece, è più che evidente che Alex [Kurtzman] e gli autori di Picard si sentano in dovere di farlo. E questo mi ha davvero colpito. Sono stato un attivista, anche politico, per tutta la vita. Viviamo in una società che desta grandi preoccupazioni e già due anni fa, quando è iniziato tutto ciò, era così. Non parlo solo del Regno Unito o degli Stati Uniti, ma di dove sta andando l'intero mondo. Mi sento coinvolto.
Abbiamo riproposto l'intera questione dei problemi internazionali dei rifugiati, delle forze politiche in gioco, che si tratti della Flotta Stellare o del Partito Conservatore, che cambiano ciò che sono sempre stati e le loro priorità. Abbiamo fatto riflettere e lo abbiamo fatto grazie a Picard. Mi è sembrato un gesto di grande responsabilità.
L'intervistatore ha poi parlato della visione utopica di TNG e dell'ottimismo insito in Star Trek. Stewart non stenta a rivederlo anche in Star Trek: Picard.
Penso che Star Trek: Picard sia ancora fondamentalmente ottimista, anche se Jean-Luc ha impiegato un'intera stagione per adattarsi a questa convinzione. Quando lo incontriamo per la prima volta è un uomo piuttosto depresso, ansioso, pieno di sensi di colpa, annoiato. Sono felice che alcuni di quegli elementi svaniscano nel corso della prima stagione, anche se è stato molto interessante doverli interpretare, recitare e renderli reali.
Tornando alla campagna promozionale di sostegno alle candidature agli Emmy, CBS ha condiviso una serie di tweet molto specifici.
Tra tutti ne spicca uno in cui viene dichiarato un dato di fatto:
Nessun attore o attrice ha mai vinto un Emmy per Star Trek. Quale attore o attrice di Star Trek: Picard pensate meriti una candidatura agli Emmy?