Il regista e sceneggiatore Nicholas Meyer spiega l'arte del realizzare film di Star Trek

TrekMovie ha recentemente ottenuto un altra intervista esclusiva con Nicholas Meyer riguardo all'uscita dell'audiolibro The View from the Bridge, e sull'arte di realizzare film, di cui lo sceneggiatore e regista spiega del lavoro svolto per realizzare Star Trek II: L'ira di Khan, Star Trek VI: Rotta verso l'ignoto e Star Trek IV: Rotta verso la terra.
TrekMovie
Iniziamo parlando dell'uscita del tuo nuovo audiolibro. Perché hai deciso di registrare ora la versione audio delle tue memorie, dopo ben 11 anni dalla tua prima proposta?

Nicholas Meyer: La risposta sincera è che la Viking/Penguin non ritenne necessario registrarlo all'epoca, ma Steve Seibert della Oasis Audio si è dichiarato mio fan. Mia cognata ha registrato molti audiolibri per lui ed è anche una sua cara amica, e quando lei gli ha accennato la mia idea Steven non ha esitato a dire che gli sarebbe piaciuto molto farmi registrare l'audiolibro. Io ovviamente ho accettato, gli ho detto: 'Certo, fantastico'.

TrekMovie: Hai fatto qualche aggiunta o modifica, man mano che registravi?

Nicholas Meyer: C'è qualche piccolo ritocco o correzione. Ho trovato qualche sporadico errore di stampa che mi ha un po' scandalizzato, ma sostanzialmente ho mantenuto tutto uguale.

TrekMovie: Sono passati 11 anni dalla prima stesura. Parlando del contenuto, il tuo punto di vista su qualche argomento è cambiato o è evoluto?

Nicholas Meyer: Ottima domanda..anche se pone alcuni dilemmi - non so se definirli etici o estetici. C'è un'enorme tendenza - soprattutto in questa nuova era puritana - a ricorreggere tutto per renderlo politicamente corretto. Eliminiamo gli schiavi felici da Via col vento; sbarazziamoci di Shakespeare a causa di Petruchio; dimentichiamoci del Dr. Seuss; Huckleberry Finn, sbarazziamoci di quello. Non credo in niente di tutto ciò.
George Santayana sosteneva che coloro che non imparano le lezioni che la storia insegna sono condannati a ripeterle. Personalmente preferisco lasciare le opere d'arte così com'erano ai tempi della loro creazione, e preferisco lasciare i libri così come sono stati scritti piutttosto che cercare di correggerli. Se ho detto o scritto qualcosa che con il passare del tempo non andrà più bene, peggio per me. Ma non farò mai finta di non averlo detto o scritto.

TrekMovie: Questo mi porta a pensare alla realizzazione di un film, e al decidere cosa rimane e cosa no. Di recente ho visto la scena eliminata di Star Trek II in cui si parla di come Saavik fosse romulano. Non so se ti va di parlare di quella scena in particolare, ma ti va di raccontarci come prendi questo tipo di decisioni?

Nicholas Meyer: Beh, una sceneggiatura è come il progetto di un edificio che non è ancora stato costruito. Quando si inizia a costruire si può scoprire che le cose, previste o meno, nel progetto sembrano rilevanti o sono d'intralcio. Non ci sono abbastanza prese di luce in cucina, e queste finestre andrebbero meglio se si aprissero all'esterno invece che all'interno, e così via.  Il film diventa qualcosa di vivo quando lo giri e quando cominci a mettere insieme i pezzi. Prima di tutto - parlando del dialogo che hai citato - nella mia esperienza, e forse sono un po' più bravo rispetto a quando ho iniziato, il tasso di abolizione dei dei dialoghi in una mia pellicola tra la prima bozza e la versione finita è del 50%. La metà delle parole se ne va.
È quello che succede quando stai montando il film. Guardi la prima versione di ciò che hai girato e che il montatore ha messo insieme e vorresti ucciderti. Questa è la prima reazione e dici: 'Oh, mio Dio, è così sbagliato! Questo è noioso, e non abbiamo bisogno di questo, e il pubblico qui ha già capito tutto.'  Così cominci a pianificare. Immagina di piallare un pezzo di legno che ha un sacco di nodi e protuberanze. Poi lo guardi di nuovo. E vuoi ancora un po' ucciderti. Perché ora che hai eliminato gli errori più grandi, vedi le imperfezioni più piccole. Quelle che erano montagne, ora sono colline. Te ne devi sbarazzare per rendere tutto liscio. Presto ti ritrovi a guardare solo fotogrammi, piccoli momenti. E da qualche tutto assume una vita e una forma propria.

Quindi non ho una risposta specifica per la tua domanda. Ma sono pronto a rispondere a quello che ho appena fatto: le implicazioni della sua domanda, e come si arriva a queste decisioni. Qualcuno una volta disse che si dovrebbero buttare via le cose a cui si è più legati.
Ci sono cose a cui si è profondamente attaccati. Mi ci sono volute sei ore per fare lo scatto di questa alba. Sei ore per essere lì nel bel mezzo della notte e impostare la fotocamera e tutto. È uno scatto fantastico, ma non appartiene più al film. È doloroso, ma devi essere spietato. Devi essere in grado di essere il più obiettivo possibile. E quando si tratta di qualcosa di cui sei innamorato, è molto difficile lasciarlo andare.
Adesso esistono queste cose che si chiamano "director's cuts", l'edizione del regista. Oltre ad essere un semplice espediente per vendere più copie del film, secondo me - con alcune eccezioni - i tagli del regista sono raramente migliori della pellicola originale.  Sono sempre più lunghi. Contengono sempre un sacco di quelle chicche che sono state buttate via. E tu dici: 'Oh Dio, davvero, lui pensava che fosse essenziale? E questo invece? Pensava che lo fosse?'

TrekMovie: Quando hanno ripubblicato Star Trek II, l'hanno chiamata director's edition giusto?
Nicholas Meyer: Forse l'hanno chiamata "director's edition" perché non avrei permesso loro di chiamarla "director's cut".

TrekMovie: È per via della scena alla fine con la bara di Spock sul pianeta Genesis, che non hai girato tu?

Nicholas Meyer: No, non è stato quello. Quella scena è sempre stata nel film. C'era fin dall'inizio, nonostante le mie obiezioni. Ma a torto o a ragione, questo è il mondo del cinema ed è così che funziona. Ho perso un paio di piccole battaglie con la Paramount su cose che si sono sentiti in dovere di rovinare. Una volta che il film è stato distribuito stavamo facendo loro vedere la versione televisiva e hanno praticamente detto 'Beh, non ci interessa, cos'è che ti importa così tanto?' E non hanno capito che ciò che mi stava a cuore era far intendere che il guardiamarina che viene ucciso è il nipote di Scotty. Altrimenti, non ha senso il perché lui sia così agitato per la morte di un particolare membro dell'equipaggio. È un ritocco talmente piccolo che non si può chiamare "director's cut", sarebbe piuttosto ridicolo.

TrekMovie: Questo mi porta ad un'altra domanda alla quale non sono sicuro che vorrai rispondere in modo specifico, ma ti ho mandato un link dove alcune persone stanno ancora scoprendo cose in Star Trek II, e in particolare pensando di vedere dei teschi nella Grotta su Genesis. La domanda è: sono immagini intenzionali o illusioni ottiche?

Nicholas Meyer: Non l'ho visto, non sono molto bravo a cliccare sui link, ma permettimi di rispondere alla tua domanda con una sorta di digressione. È mia opinione che gli artisti perdano ogni autorità sulle loro creazioni quando sono finite. Noi artisti siamo come le persone che mettono i messaggi nelle bottiglie. Lanciamo il nostro messaggio al mondo e speriamo che qualcuno trovi la bottiglia, faccia saltare il tappo e sia in grado di decifrare quello che conteneva. Ma è probabile che non saremo lì a guardargli le spalle quando questo accadrà. E la gente farà di un'opera d'arte quello che vuole. Viviamo in una sorta di immaginario da talk show dove l'artista è seduto sul divano accanto al conduttore e risponde alle domande come se la sua opera d'arte fosse un libro di equazioni matematiche, e lui impersonasse le risposte in fondo al libro.  Secondo me, qualsiasi cosa io proponga è solo un'altra opinione. La mia parola non è legge. Non posso dire alla gente cosa fare di quello che c'è nel mio lavoro. Quando la gente mi chiede, per esempio, come fa da 40 anni, 'Perché Khan indossa un solo guanto?' io rispondo: 'Perché pensi che indossi un solo guanto?'. Quindi ecco, non posso rispondere alla tua domanda.

TrekMovie: Recentemente ho intervistato Ronald Moore e lui ha iniziato a lamentarsi di come nello scrivere i film di Star Trek ci si aspetta che vengano incluse certe cose come le sequenze d'azione, ma ha indicato Star Trek IV come un'eccezione. Mentre lo stavi scrivendo, c'è stata qualche pressione da parte della Paramount? Volevano che tu inserissi una battaglia con i Klingon o qualcosa del genere?

Nicholas Meyer
: L'unica discussione che ho avuto è stata con la mia amica Dawn Steele - che purtroppo ci ha lasciati - quando dirigeva la Paramount. La grande discussione che abbiamo avuto - che è stata esilarante - era che lei continuava a voler sapere cosa la sonda stesse chiedendo. E io continuavo a dirle: 'Il gas uscirà dal palloncino se scoprirai cosa sta chiedendo la sonda'. Lei ha preso alla lettera le mie parole e abbiamo avuto un sacco di conversazioni al telefono dove ci siamo urlati addosso mentre ridevamo. Lei diceva: 'Ti sbagli, Nicky Meyer!' Era come essere in cucina con mia madre. Ma quella è stata l'unica volta che l'ha fatto ed è stato prima che girassimo. Una volta che abbiamo cominciato le riprese è andato tutto liscio.

 TrekMovie: Parlando un momento della recente scomparsa di Christopher Plummer, potresti raccontarmi un po' di come sei arrivato a scritturarlo in Star Trek VI?

Nicholas Meyer: Beh, come potete aver intuito o meno, sono un patito di Shakespeare. Uno dei grandi momenti di cambiamento nella mia vita è avvenuto quando avevo circa 13 anni e sono uscito di nascosto da scuola per vedere un film che pensavo si chiamasse "Henry Vee"; non sapevo che fosse tratto da un testo di Shakespeare perché non c'era scritto sulla locandina e c'erano immagini di ragazzi con spade e cavalli. Così sono uscito di nascosto da scuola e e fu un'esperienza quasi religiosa. Ero come Saulo di Tarso, sulla via di Damasco..ebbi come una visione.
Entravo in una sorta di nirvana, lì seduto al buio mente ascoltavo Chris parlare. Quando è arrivato il momento di trovare un cattivo per Star Trek VI, ho ripensato alla scena e mi sono detto: ‘Dio, non sarebbe fantastico avere un cattivo che parla di Shakespeare?’. C'è questa storia molto famosa secondo cui, durante la seconda guerra mondiale, i tedeschi dicevano: "Non avete mai sentito Shakespeare finché non lo avete ascoltato in tedesco"; io l’ho presa in prestito ed ho iniziato a scrivere il generale Chang su misura per Chris. Quello del cinema è l'unico business in cui puoi stringere la mano ai tuoi sogni. Non avevamo molti soldi, non ci prendevano molto sul serio. In tanti pensavano che dopo Star Trek V sarebbe finito tutto. Ma la mia direttrice del casting, Mary Jo Slater, non era di questo parere. Amava questa sceneggiatura. Così le ho detto: ‘Ascolta, Mary Jo, se non abbiamo Chris Plummer, non abbiamo il film. Non voglio metterti pressione, ma non tornare senza di lui’. Perché alla fine abbia accettato non lo so. Ho sentito solo voci di corridoio. Però so che il ruolo gli piaceva.

TrekMovie: Qualche altro ricordo da raccontarci sul lavoro insieme a lui?
Nicholas Meyer: Io e Chris andavamo molto d’accordo. Tra le altre cose, eravamo entrambi appassionati di musica. Così mi ricordo che a cena abbiamo parlato molto di Szymanowski e Mussorgsky. Era molto competente a riguardo, ed era una passione comune come Shakespeare. Chris pensava che la sceneggiatura fosse piuttosto spiritosa per quanto riguardava Chang. L'unico minuscolo problema che ricordo è stato un giorno in cui abbiamo avuto una giornata molto, molto lunga e lui era stato al trucco per ore. E mi disse: ‘Ehi, capo, sta diventando...’ e io dissi: ‘Bene, ci fermiamo’.

TrekMovie: Abbiamo appena parlato dei tre film di Star Trek a cui hai lavorato (II, IV e VI) che hanno creato il cliché secondo cui i sequel migliori sono quelli di numero pari.
Nicholas Meyer: Elementare, Watson.

TrekMovie: Quindi, come testimone esperto, quale pensi che sia il segreto per realizzare un buon film di Star Trek?
Nicholas Meyer: Devo premettere la mia risposta dicendo che non ho una mente molto analitica. Penso che i film siano come i soufflé: o lievitano o non lievitano. Parlando di me come un cuoco a volte, non so perché alcuni riescano e altri no. Non so perché i miei siano i migliori, se è questo che vuoi sapere. La mia è solo un'opinione - non  certo una risposta - ma penso che forse sia stato un vantaggio per me non aver avuto una storia passata con Star Trek. Non ne sapevo davvero nulla. L'unica cosa che ho capito è che Star Trek mi ricordava i libri di Horatio Hornblower, che amavo da bambino. Subito l’ho pensato come un’opera di Hornblower ambientata nello spazio, con le astronavi al posto del sottomarino di 20.000 leghe sotto i mari.

Ciò che più mi interessa sono i personaggi. Non mi interessa né se sono simpatici, né quello che dice lo studio. Non me ne frega niente. Il mio unico problema è: sono comprensibili? Capisco chi sono e cosa vogliono, cosa non vogliono. Se riesco a comprendere come mettere in pratica una certa cosa, la faccio. Se riesco a capire come inserire un interesse amoroso, lo inserisco. Perché tutte queste cose sono divertenti e sono anche il motivo per cui andiamo al cinema.

Qual è lo scopo dell'arte? Tolstoj sosteneva che lo scopo dell'arte è insegnare ad amare la vita. Forse altre persone direbbero che lo scopo dell'arte è insegnare a sopportare la vita per sfuggire alla realtà, e certamente andare al cinema è parte della fuga, per poter essere nelle profondità del mare o nel mezzo dello spazio. Essere accanto al capitano Hornblower o al capitano Kirk e vivere avventure in strani nuovi mondi. Ma voglio potermi interessare ai personaggi, senza dare troppo peso al fatto che siano alieni o meno. Come dice Kirk in Star Trek VI, ‘Tutti sono umani’. Il mio lavoro è quello di far ridere o piangere le persone. Se poi ripensano a ciò che li ha fatti ridere e piangere, tanto meglio. Come diceva Robert Bresson ‘Il mio lavoro non è scoprire cosa vuole il pubblico e darglielo. Il mio lavoro è far sì che il pubblico voglia quello che voglio io’. Non vi racconterei mai una barzelletta che non ritengo divertente, perché altrimenti non mi farebbe ridere. Deve piacermi. Devo essere coinvolto ed impegnarmi mentre la racconto. Quindi scrivo o dirigo prima di tutto per compiacere me stesso. Do per scontato che se piace a me, piacerà anche agli altri. È la cosa migliore che posso fare. Non posso indovinare cosa piace a 60 milioni di persone che non ho mai incontrato.

TrekMovie: C'è qualcosa che avresti fatto diversamente durante la tua permanenza nel franchise?

Nicholas Meyer
: Sai, per i registi guardare i film è come guardare i filmini della propria vita. ‘Perché non hai fatto quell'inquadratura? Perché non sei andato più vicino?’ Ci sono tutti questi dubbi ogni volta. Ma la vera domanda è questa: è mia intenzione contestare il fatto che la gente ama questi film? La mia intenzione è quella di dire loro: ‘No, stai leggendo male il messaggio nella bottiglia’? Non lo so. Mi sento molto fortunato ad aver avuto a che fare con Star Trek. Certamente non l'ho mai compreso appieno, ma nel corso di 40 anni l'ho capito più di quanto non facessi all'inizio, quando era in TV e non restavo nemmeno a guardarlo. Vedevo solo un mucchio di attori che si muovevano in set scadenti. Sono riuscito a perdermi ogni singola cosa importante di questa serie. Ogni singola cosa. Sono stato un idiota. Solo anni dopo ho iniziato a capire, ed è stato un miglioramento. Nella mia vita, raramente rimpiango le cose che ho fatto. Rimpiango solo le cose che non ho fatto.

TrekMovie: Tra il periodo in cui hai lavorato a Star Trek VI e quello in cui sei stato coinvolto come produttore consulente per Discovery, ci sono state altre volte in cui sei stato, forse informalmente, coinvolto in un progetto di Star Trek?  

Nicholas Meyer: Non che io ricordi. Ero nel parcheggio della Paramount mentre J.J. Abrams stava girando qualcosa, lo conosco praticamente da quando era piccolo. Ho incontrato i ragazzi che stavano scrivendo la sceneggiatura di quel film. Non riesco a ricordare quale fosse, ma erano davvero entusiasti e contenti di salutarmi. Oltre a questo non ricordo altre interazioni.

TrekMovie: Quindi niente durante gli anni '90 quando Rick Berman era il capo?
Nicholas Meyer: Rick Berman non era interessato. Una persona molto simpatica, ma per qualche motivo, non aveva bisogno di me.

TrekMovie: Possiamo parlare della tua permanenza nel team di Discovery?
Nicholas Meyer: Ne ho fatto parte per un anno. È stato un periodo molto in bilico per la serie. C'è stato un sacco di andirivieni. Credo che sarebbe molto indiscreto dire di più di questo. Ho scontato il mio tempo.

TrekMovie: Ci sono altri progetti, di cui puoi parlare, che ti tengono impegnato in questo momento? 

Nicholas Meyer: L'anno scorso è uscito un mio romanzo intitolato The Adventure of the Peculiar Protocols. Ho un altro romanzo in uscita per quest'anno, chiamato The Return of the Pharaoh, di cui sono davvero entusiasta.
Ho anche un'idea che sto cercando di mettere in piedi ora per un'altra avventura di Sherlock Holmes e sono molto entusiasta perché l'ho pensata tutto da solo. Poi come sai c’è la serie [italiana] 'I Medici', a cui il mio socio Frank Spotnitz ed io stiamo lavorando. C’è anche un altro progetto che porta il nome di Jet Set. Vedremo un po’ come andrà a finire e se concluderemo qualcosa.

TrekMovie: Sono passati 11 anni da quando hai scritto il libro di memorie che ora è in versione audio. Pensi di scriverne un altro?
Nicholas Meyer: Il libro che ho scritto è in gran parte un libro di memorie professionali, ed è solo a intermittenza e di sfuggita un libro di memorie personali. Ma penso che se mai dovessi scrivere un altro frammento autobiografico, sarebbe meno professionale e più personale. Non so se qualcuno ne sarebbe interessato, ma lo scriverei comunque. 

Fonte: TrekMovie
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