Gates McFadden e i membri del cast di The Next Generation si raccontano nel suo podcast InvestiGates
In un'intervista esclusiva con la redazione di CBR, la McFadden ha illustrato il motivo per cui ha deciso di dirigere un podcast e di trovare un nuovo modo per comunicare con gli amici che conosce da decenni. L'attrice ha anche dato qualche delucidazione riguardo la possibilità di riprendere il suo iconico ruolo, amatissimo dai Trekkers, della dottoressa Crusher in futuro. CBR: Stai dirigendo la tua serie di podcast InvestiGates - a, proposito adoro questo nome, insieme a The Nacelle Company. Come è nata questa opportunità?
Gates McFadden: Già in passato avevo familiarità con The Nacelle Company, avevo realizzato un doppiaggio per loro, e il CEO Brian Volk-Weiss mi ha chiamato. Lui è stato semplicemente fantastico con me e mi ha detto "Mi piacerebbe molto che tu facessi un podcast che io produrrei. Potresti parlare di Star Trek con i tuoi amici!" E inizialmente io ero un po': "Whoa, fermati lì: non succederà mai. Io e i miei amici siamo tutti stanchi di parlare di Star Trek. Non esiste, dovrei pagarli un milione di dollari ciascuno per farli partecipare ad un episodio!"
Così, inizialmente gli ho detto che non ero interessata. Poi lui ha richiamato dopo circa una settimana dicendo: "Mi piacerebbe davvero che tu lo facessi, penso che sarebbe davvero fantastico e potresti parlare di tutto quello che vuoi e avere come ospite chiunque tu voglia. Voglio proprio che tu lo faccia! Almeno un episodio!". A quel punto io dissi: "Aspetta, potrei parlare con un astronauta o con chiunque io voglia? Vorrei pensarci ancora un po'...al momento non ho buone idee, ma grazie ancora!"
Brian non si è arreso. È tornato di nuovo ed è stato molto intelligente perché aveva piantato il seme dell'idea nella mia testa. Sa bene che io amo provare cose che non ho mai fatto prima. Quindi ho iniziato a pensare: se avessi realizzato una puntata, come sarebbe stata? Ed è così che sono rimasta agganciata. Poi ho pensato che ovviamente volevano che parlassi con alcuni dei miei amici di Star Trek e ho iniziato a ragionare riguardo a cosa nello specifico avremmo potuto dire. Quindi alla fine ho detto di sì e sono andata a trovare alcuni dei miei ex-colleghi, con cui però ho parlato di tutto.. tranne che del podcast!
CBR: Una delle cose che amo del primo episodio in cui parli con Jonathan Frakes è che vi conoscete da decenni, eppure toccate argomenti di cui sembra che non abbiate mai parlato prima. Come fai ad avere quel tipo di conversazione con qualcuno che conosci da così tanto tempo e così bene?
Gates McFadden: Questa, naturalmente, è stata la chiave di tutto. Ho iniziato a fare ricerche su tutti i miei amici, passando in rassegna tutto ciò che hanno fatto, notando che spesso e volentieri avevo dimenticato quaclcosa. Ho iniziato la ricerca partendo da quando eravamo particolarmente impegnati a fare cose diverse. Quando recitavo in The Next Generation, ero incinta, avevo un bambino e non potevo certo uscire a bere spesso. Molti dei discorsi che vengono fuori a tarda notte, davanti a un bicchiere, me li sono completamente persi. Più tardi, anche loro hanno dovuto affrontare tutto questo con i loro figli, quindi è stato meraviglioso. Ci sono così tante cose che avevo dimenticato.. aspettate di arrivare all'episodio con Brent Spiner, di lui mi ero persa davvero tanto.
Per quanto riguarda Jonathan, ad esempio, c'erano cose che ricordavo in un paio di frasi.
Come è cresciuto e cose del genere, ma non ho mai avuto una linea chiara e coerente di domande che volevo fargli. Avevo un mucchio di domande in testa, la maggior parte delle quali non sono mai arrivate, ma ero aperta a farmi trasportare dove preferiva. Certi argomenti potevano essere una base da cui partire per ottenere una gamma di argomenti. La maggior parte delle volte avevo così tanto materiale che ho dovuto ridurre. Scegliere è stato molto difficile, ma volevo mostrare un ospite sempre diverso in puntate sempre diverse. Sono tutti incredibilmente interessanti. Devi solo trovare cose che li facciano parlare. Mi sono divertita a farlo. Alla fine, ho anche imparato a montare l'audio.. è che l'eco della mia voce mi da molto fastidio.
CBR: Voi avete parlato di Star Trek fino alla morte, lavorando nel circuito delle convention e facendo occasionalmente dei botta e risposta imbarazzanti. Dato che Star Trek è ciò che vi ha unito ti chiedo: tu come lo vivi? Lo ritieni un incidente di percorso o trovi interessante trattarlo anche nel podcast?
Gates McFadden: Siamo tutti ancora molto uniti e ci siamo ritrovati a vivere tutti delle situazioni molto difficili a causa della pandemia. Penso che siamo tutti interessati a ciò che sta succedendo.
LeVar Burton e Brent che stanno scrivendo un libro di fan-fiction e Marina Sirtis si sta preparando a tornare in Inghilterra. È eccitante vedere come anche George Takei e Bill Shatner hanno continuato a fare un sacco di cose incredibili, sono persone poliedriche. Ci teniamo tutti perennemente aggiornati su quello che accade nelle varie serie, soprattutto visto tutto quello che Jonathan dirige, ma nel podcast sono più interessata a parlare di altro che accade nelle loro vite. Di cos'altro ho fatto io e cosa hanno fatto loro dopo Star Trek.
CBR: Anche questo viene fuori nell'episodio. Tu hai lavorato in ambito teatrale e hai realizzato molte coreografie, compreso il lavoro con David Bowie su Labyrinth. Com'è stato lavorare con lui? È davvero l'uomo che è caduto sulla terra?
Gates McFadden: È stato assolutamente uno dei più simpatici con cui ho lavorato. Non pretenzioso, curioso, divertente, sempre aperto alle nuove idee - è stato molto impressionante ed ha continuato ad esserlo fino alla fine, sia con l'ultimo album che con i video musicali. Era incredibilmente brillante. Ed era anche poliedrico, e questa è una cosa che mi ha colpito molto di lui. È stato piuttosto straordinario guardando indietro, all'epoca però non lo vedevo in questo modo.
Il lavoro era enorme. Avevo una tonnellata di responsabilità e un sacco di cose da sistemare di cui non mi ero mai occupata prima. Lavorare con i goblin, con le persone che dovevano indossare questi costumi pesanti, non è stato facile. Alcuni di loro avevano l'artrite e cose del genere. Avevo a che fare con un sacco di cose che non avevo mai affrontato prima, mi stavo facendo il mazzo e non avevo tempo per fare la fangirl. Solo dopo ho detto: "Accidenti, non gliel'ho chiesto!" Ma è così che va. Mi immergo totalmente nel lavoro, l'ho sempre fatto, ed è quello che è successo anche con il podcast. Non mi importa se sto inventando una ripetitiva, amo l'intero processo creativo ed è il mio posto preferito in cui stare.
CBR: Tu lavoravi anche con la Jim Henson Company quando si trovava all'apice della sua potenza. Com'è mettere in scena queste elaborate sequenze di danza o scene di battaglia in una produzione come Labyrinth?
GatesMcFadden: È divertente perché abbiamo finito per fare qualcosa che Buster Keaton aveva, in un certo senso, già fatto. Un po' come faceva anche lui per certe scene, avevamo a disposizione del filo trasparente con cui legare le rocce ai goblin mentre correvano. Quando sono arrivata, stavano cercando di realizzare queste rocce animatroniche ma continuavano a rompersi ed erano molto meno controllabili. Quando stai correndo il filo sembra davvero invisibile, la roccia finta ti viene addosso e sembra favoloso. Ci sono state cose del genere, ma penso che la mia scena preferita sia stata quella della sala da ballo perché, in quella scena, mi è stato dato davvero un ampio spazio e David Bowie è stato davvero accomodante. Ha provato e riprovato ogni singolo passo e ogni singolo cambiamento.
Tutte le sue sparizioni erano coreografate talmente bene da far pensare che David fosse davvero un essere magico. Penso che le vedessi così perché non ero poi così esperta ancora, non mi rendevo conto che potevo semplicemente montare il video in un certo modo e farlo apparire magicamente ovunque. Lui però faceva tutte queste cose che erano fenomenali. Era molto bravo nei movimenti, anche se ho dovuto insegnargli come si balla il valzer. Anche se, a coti fatti, ammetto di averlo fatto solo perché volevo ballare un valzer con lui. In generale, mi sono trovata in un gruppo assolutamente incredibile, ho potuto scegliere i miei ballerini, tutto quanto. Mi è stata data la massima libertà in tutto.
Prima avevo anche realizzato delle coreografie teatrali a New York City con la BAM (Brooklyn Academy of Music) Theater Company. Quando David Jones, della Royal Shakespeare Company, ha fondato lì la sua compagnia è riuscito a far diventare tante persone molto famose - Cherry Jones, Joe Morton, Roxanne Hart, un sacco di attori incredibili in quel gruppo. Io ero la coreografa della compagnia. Sua moglie, Sheila Allen, era un'attrice della Royal Shakespeare che andava in tour insieme a Patrick Stewart, portando gli attori a recitare anche nelle maggiori università americane. Sheila era venuta con un gruppo di attori mentre insegnavo a Brandeis e aveva assistito ad una delle mie lezioni di teatro comico. Grazie a lei ho tenuto dei seminari nella Royal Shakespeare Company a New York ed è stato davvero fenomenale. È così che sono stato coinvolta per realizzare coreografie di gruppo per le opere di Shakespeare. Tutto questo, chiaramente, è successo prima di Labyrinth.
È stata una carriera entusiasmante, non sono più rientrata nell'insegnamento universitario perché avevo trovato quello che volevo effettivamente fare. Continuavo a ricevere offerte perché il mio insegnante voleva tornare in Francia. Non gli interessava insegnare il dramma americano nella scuole di teatro degli Stati Uniti, ma mi raccomandò e continuai ad avere offerte di lavoro; fu solo fortuna. Ero l'unica assistente che aveva e che lo seguiva, se ne avesse avuti altri forse non mi avrebbe mai raccomandata e io sarei tornata alla vecchia cattedra.
CBR: Hai avuto una carriera eclettica. Hai lavorato in teatro, in televisione, nel cinema e ora nel podcasting. Qual è una costante in tutti questi medium che ti porta più gioia? E cosa ti rende soddisfatta del progetto di podcast che hai realizzato?
Gates McFadden: Penso che sia quello che succede in ogni processo, tu inizi e ti chiedi: "Cosa voglio che succeda? Qual è la mia intenzione?" L'ho sempre fatto anche con i personaggi, perché conosci il loro arco narrativo e devi capire cosa che vogliono - sono le stesse domande che mi farei se fossi un regista o un attore, per comprendere al meglio qual è l'atmosfera e quello che sto cercando di creare. Poi ho dovuto imparare. E ho imparato davvero un sacco di cose realizzando il podcast, perché non c'era un copione. Ero solo io che parlavo con i miei amici. Ho ascoltato un podcast molto tempo fa di alcuni chef che parlavano da soli e sentivo che c'erano moltissimi tempi morti, cosa che io voglio assolutamente evitare.
Però a volte un momento di silenzio può essere davvero molto potente. Ammetto che inizialmente è stato molto difficile perché perdevo delle cose durante il processo di montaggio. Magari premevo il pulsante sbagliato e poi non tornavo in studio per due giorni. Ero sconvolta quando accadeva. Poi mi decidevo e lo ri-editavo, così ho imparato che potevo semplicemente avere una conversazione e non intervistare qualcuno. È una cosa diversa. Come faccio a farlo in modo che si sentano a loro agio? Volevo che le persone si sentissero abbastanza tranquille da sapere che c'erano diversi argomenti da seguire, per evitare di divagare troppo. Ho detto a tutti loro che se c'era qualcosa che volevano fosse tagliato, l'avrei tagliato senza fare domande e sono stati tutti fantastici. Sono stati tutti incredibilmente accomodanti e meravigliosi e molto diversi.
CBR: Parlando di imparare di più sul tuo personaggio, stavo parlando con Kate Mulgrew e lei ha detto di essere arrivata fino al punto in cui Janeway era sempre con lei. Visto che hai vissuto al fianco di Beverly Crusher per anni e anni, qual è quella cosa che hai introdotto di cui sei più orgogliosa? E cosa hai imparato su di lei?
Gates McFadden: Diventa più difficile, a volte, rispondere a questa domanda. Ovviamente, ci sono parti di me che sono in lei, ma io sono molto più stravagante della Crusher. Sono una persona che ama l'avanguardia e i tipi di musica che la gente è scioccata che io ascolti; amo ogni sorta di cose strane. La Crusher certamente non era così, era una scienziata. Quello che penso di aver imparato da lei però è questo: amo fare da mentore, essere sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo da imparare e che ha anche un istinto materno. Ho adorato essere una madre nella mia vita. Ho amato essere una zia per i miei nipoti. Per i miei studenti, ho amato essere un mentore nei periodi in cui sono stata in contatto con loro. Penso che quella parte sia venuta fuori, che sono io.
Ci sono molti altri aspetti che non sento miei, ma gli scrittori hanno cercato di renderci più simili possibile. Penso che abbiano pensato cose come: "Oh, lei faceva teatro! Facciamole fare l'insegnante di teatro sulla nave, di punto in bianco!" E cose del genere che erano bizzarre sotto molti punti di vista, ma ci si adattava e basta. Beverly era un personaggio in perenne evoluzione - non come Janeway che aveva un carattere che diventava sempre più definito -ci sono state persone che mi hanno enormemente commosso dicendomi alle convention che hanno avuto 5-9 famiglie adottive e che vedevano in me la loro unica mamma. Questo non mi era mai venuto in mente finché un fan non me l'ha detto ed è stato piuttosto potente. Penso che ciò che ho finalmente compreso, arrivata a questo punto della mia vita, è quanto siano importanti i modelli di ruolo per i giovani. Di quanto siano cruciali. Se non hanno modelli da seguire il mondo per loro diventa un posto difficile da affrontare. Sono molto onorata che ciò che hanno visto nel personaggio di Beverly sia stato utile per loro, per crescere.
CBR: Anche se hai il beneficio del montaggio, hai trovato difficile dirigere il podcast? Anche dopo che Brian ti ha dato l'ok per fare tutto ciò che volevi e avere come ospiti tutti i tuoi amici?
Gates McFadden: Un pochino sì, è innegabile. Prima della proposta volevo inserirmi in un teatro a Los Angeles, realizzare nuovi spettacoli e contattare nuovi drammaturghi. Avevo una visione per ogni spettacolo che ho diretto. Per il podcast e la sua realizzazione ci ho messo molto più tempo e trovato la piena realizzazione solo in fase di montaggio. Ho passato ore a montare. Penso che sia come nei film. Fa la differenza nel modo in cui la conversazione scorre, anche se ridurre due ore e mezza di conversazione a una sola ora spesso resta ancora difficile. E poi succede sempre qualcosa di esterno. Con Jonathan Frakes non avevo molto tempo a disposizione e la connessione ha iniziato ad avere dei problemi. Con Marina Sirtis avere una buona connessione internet è stata un'impresa. Con altre persone ho avuto molto più tempo ed eravamo faccia a faccia. Penso che si tratti di trovare il significato di ciò che si sta facendo e dicendo.
Mentre li ascoltavo tutti pensavo: "È davvero interessante!" e cercavo di farli brillare il più possibile. Ho pensato che fosse una cosa importante visto quanto straordinarie sono queste persone. Qui e là mettevo delle domande, tutte volte a seguire un discorso più grande che mi potesse servire a imparare qualcosa di più sia su loro che su me stessa. Questa è stata la parte più difficile. Avrei preferito di gran lunga essere solo la montatrice del prodotto finito, senza intervenire nel podcast. Fare entrambe le cose è sempre difficile, perché devi farle contemporaneamente. Devi essere quello che si assicura che tutto vada avanti in modo interessante e divertente, ma dall'interno è sempre difficile capirlo.
CBR: Questa ormai è una domanda obbligatoria: saresti disposta a riprendere il ruolo della dottoressa Beverly Crusher in una delle prossime serie di Star Trek?
Gates McFadden: Oh, ma certo che lo farei! È stato un grande ruolo e sarei disposta anche a portare in scena una Beverly diversa dal solito. Penso che sia diventato un universo molto più inclusivo ora e mi piace molto dove stanno andando le cose. Ci sono così tanti grandi, nuovi modelli di ruolo. C'è un umorismo brillante e un nuovo modo di guardare e affrontare il presente. Abbiamo tutti attraversato un periodo difficile e il mondo continua a diventare sempre più complesso perché siamo molti di più. Siamo anche molto più consapevoli di ciò che accade attorno a noi rispetto ad anni fa.
Penso di essere arrivata a comprendere l'intero mondo di Star Trek in un modo che mi era sfuggito quando ancora ci recitavo. Non capivo davvero il potere di una serie così. Ora lo comprendo e voglio davvero onorarlo. Che mi venga chiesto o meno, va bene: mi piacerebbe, ma capisco anche che non possiamo essere sempre tutti lì un'altra volta. Penso che abbiano trovato dei nuovi cast fenomenali. Continuano a proporre personaggi e attori straordinari. Ho avuto modo di conoscere alcuni di loro alle convention ed alle crociere ed è stato davvero speciale.
CBR: Guardando indietro a questi dieci episodi per questa serie di podcast, qual è la cosa di cui sei più orgogliosa, che ti fatto sentire meglio e che ti è piaciuto più fare con i tuoi amici?
Gates McFadden: Prima di tutto, sono onorata che abbiano accettato di farlo. Hanno tutti partecipato tante volte - specialmente in quest'ultimo anno - ci sono così tanti documentari e cose che stanno uscendo. Quindi sono stato molto onorata che i miei amici abbiano detto di sì, ha significato molto. Sento anche che alla fine ci siamo divertiti e questo era molto importante per me. Sentivo che si fidavano di me per il montaggio e spero di aver fatto un buon lavoro. Per me, si trattava di imparare e ho imparato moltissimo. Spero di poter ora usare questa conoscenza acquisita nel modo migliore per realizzare interviste o conversazioni più interessanti. La cosa di cui sono più orgogliosa è che ho rischiato il fallimento. Ho rischiato che alla gente non piacesse, o che non andasse bene. Spesso la paura del fallimento finisce col trattenerci da provare. Quindi mi sono detta: "Dai, qualcuno ti ha offerto qualcosa durante una pandemia! Cosa c'è di sbagliato in te? Basta dire di sì e se fallisci, fallisci. Ma non provare sarebbe davvero un peccato". Questo è ciò di cui sono più orgogliosa.
Fonte: CBR